Grandi alberi secolari. Ci sono esseri viventi che ci parlano allo stesso modo dei grandi alberi secolari?
L’Italia ha garantito per legge che ogni italiano e visitatore del paese ha il diritto di stare sugli alberi più antichi, più antichi e più leggendari del paese, provando così quella meravigliosa sensazione di scoperta e riverenza che proviamo vedendo un albero antico.
Legge Alberi enormi in Italia Sono tornati indietro nel ventesimo secolo, protetti 22.000 alberi di vario genere– Faggio, quercia, pino, ulivo, cipresso – da malizia.
Una legge del 1939 descriveva alberi enormi come “oggetti fissi di eccezionali proprietà di bellezza naturale”, scrive Elisabetta Zavoli. National Geographic Spiega, dando un focus visivo a quella che era già una vaga classificazione del diritto.
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Uno degli aspetti più importanti degli alberi massicci non è la loro bellezza, ma il loro impatto come delicati ecosistemi. Le sue cavità, cicatrici, rami morti e rami vivi ospitano un’ampia varietà di specie come insetti, funghi, uccelli e piccoli roditori.
Segni di danneggiamento o decadimento, pur non essendo piacevoli alla vista, forniscono nutrienti vitali e riparo agli animali della foresta, tanto che nel 2013 è stata approvata nella legge italiana una definizione migliore e più rappresentativa di un grande albero.
È anche un bene, dal momento che molti degli alberi enormi che Zavoli mette in evidenza sono diventati enormi non per la loro bellezza, ma per la loro età. L’ulivo nel villaggio di Villastrada in Umbria può avere fino a 2.500 anni, ma non è esattamente uno spettacolo. Il suo tronco principale è sbiadito da tempo e gli altri suoi giovani tronchi sono cresciuti nel corso della sua vita.
Un altro esempio è il faggio di Pontone in Abruzzo, che è in realtà sette faggi messi insieme, avvolti nello stesso strato di corteccia.
Dal 2013, più di 3.000 nuove voci hanno aderito al Registro Nazionale Megatree.
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Alcuni apprezzano la loro bellezza, altri la loro età; Ancora più sono apprezzati per il mito e le leggende che circondano le loro vite.
Si dice che un cipresso di San Francesco di 800 anni sia stato piantato quando San Francesco d’Assisi, di ritorno da una passeggiata, tentò di bruciare il bastone da passeggio che aveva appena usato.
Quando non è riuscito a prendere fuoco, ha deciso di piantarlo, presumibilmente dicendo “Se non vuoi bruciare, cresci!” I coni che cadono ogni anno da quell’albero, situato in un monastero, si raccolgono nella speranza che i pellegrini che riescono a far crescere qualcosa dai suoi semi abbiano un albero benedetto.
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