Per secoli Prato è rimasto un importante centro della produzione della moda italiana, situato nella pittoresca regione centrale della Toscana, famosa per il suo ricco patrimonio artistico.
Tuttavia, negli anni ’90, questa città medievale dovette affrontare una sfida urgente: la scarsità di manodopera e l’incapacità di tenere il passo con i rapidi cambiamenti nel settore della moda.
Di conseguenza, un’ondata di immigrati cinesi si è riversata in città, rispondendo all’appello a collaborare con i loro colleghi italiani per produrre rapidamente abbigliamento a prezzi accessibili.
Di conseguenza, Prato vanta ora una delle maggiori concentrazioni di immigrati cinesi in Europa, di cui uno su quattro proviene dalla Cina.
Molti di loro contribuiscono attivamente al mondo del “fast fashion”, o come viene chiamato in italiano, pronto moda.
Una di queste è Xu Qiulin, il cui rapporto con Prato risale al 1989, quando iniziò a lavorare nel settore del fast fashion.
Parlando delle sue umili origini, Xu racconta che il suo primo laboratorio occupava un'area di 150-200 metri quadrati in città, e lo spazio era diviso in cinque o sei stanze, ciascuna dotata di circa cinque o sei macchine da cucire, e talvolta anche una dozzina.
“Avevo una squadra di due o tre lavoratori e sono stato attivamente coinvolto nella fornitura di materiali e nell'aiutarli con i loro compiti”, ha detto. “La comunicazione è stata una sfida a causa della mia limitata conoscenza dell’italiano.
“Quando sono arrivato, c'erano pochissimi cinesi, solo dai cinque ai seicento circa. Tuttavia, la popolazione cinese ha ora raggiunto i 50.000.”
La sua storia evidenzia la crescita significativa che la comunità cinese di Prato ha vissuto negli anni.
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