Gli scienziati hanno creato quella che dicono sia la più grande simulazione del nostro universo mai realizzata.
L’ipotetico universo ha una massa di 300 miliardi di galassie, stipate in uno spazio i cui bordi sono larghi dieci miliardi di anni luce.
Gli scienziati sperano che questo possa aiutarci a capire come si è evoluto l’universo reale che ci circonda. Potrebbe anche aiutare ad affrontare i problemi nella nostra comprensione della fisica, che attualmente suggeriscono che potremmo aver commesso enormi errori riguardo all’universo.
Ma i primi risultati delle simulazioni suggeriscono che potrebbe non funzionare: i risultati non appianano le tensioni tra le diverse osservazioni sull’universo che si sono rivelate così difficili per gli scienziati.
I ricercatori hanno creato la simulazione, soprannominata FLAMINGO, prendendo un’enorme quantità di dati raccolti da telescopi come il JWST della NASA e altri progetti. Questi progetti forniscono informazioni su galassie, stelle e altre disposizioni della materia nell’universo, che possono poi essere inserite in un computer.
I ricercatori sperano quindi che i computer possano utilizzare tali dati per simulare l’evoluzione e la natura del nostro mondo. Ciò potrebbe aiutare a risolvere le difficoltà fondamentali che attualmente affrontiamo in fisica.
Uno di questi problemi deriva dalla teoria attuale secondo cui le proprietà del nostro universo sono determinate da alcuni “parametri cosmologici”. Possiamo misurare questi parametri in modo molto preciso.
Ma gli scienziati hanno incontrato problemi perché questi criteri non sempre corrispondono. Ad esempio, esistono diversi modi per misurare la costante di Hubble, o la velocità con cui l’universo si sta espandendo, ma questi molteplici metodi mostrano risultati diversi e gli scienziati non sono stati in grado di spiegarli.
Gli scienziati sperano che le simulazioni possano aiutare a spiegare o risolvere questa tensione. Ma non l’ha ancora fatto.
Questo è solo uno dei tanti metodi che i creatori delle simulazioni FLAMINGO sperano possano essere utilizzati per comprendere meglio l’universo e le osservazioni che abbiamo di esso. Potrebbe anche permetterci di fare nuovi tipi di scoperte: l’enorme quantità di dati significa che possiamo costruire universi virtuali casuali e vedere come funzionano le teorie lì, per esempio.
Il lavoro è stato descritto in tre articoli, tutti pubblicati su una rivista Avvisi mensili della Royal Astronomical Society Oggi.
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